B1... dai ragazzi

Le attività proposte (scheda 4 e scheda 4-bis) inducono gli allievi a porsi delle domande e a darsi delle regole di rappresentazione che, a livello adulto, possiamo sintetizzare:

  • quante facce vedo?
  • conservo il parallelismo?
  • conservo la perpendicolarità?
  • controllo gli angoli?
  • come inclino le linee?
  • trovo dei punti di riferimento nell'aula;
  • disegno più piccole le parti più lontane;

La situazione problematica attiva una riflessione sulle proprietà geometriche e una ricerca "individuale" di invarianti e di proprietà che non si conservano nella rappresentazione: la figura non è più solo un mezzo per comunicare significati, ma diventa un oggetto di studio da analizzare e discutere dal punto di vista geometrico.

Si apre un dibattito sull'efficacia delle informazioni comunicate dal disegno e delle regole che ciascuno si è dato (o non si è dato) per rappresentare/interpretare.

Inoltre, nelle nostre classi abbiamo rilevato e ci attendiamo che emerga quanto segue:

in relazione alle difficoltà incontrate nel disegno:

Alcuni ragazzi prendono coscienza delle difficoltà associate alla rappresentazione e cercano di esplicitarle, per iscritto o a voce, rilevando

  • differenze tra quello che "vedo" e quello che rappresento. Ad esempio, per il problema delle parti visibili, quasi tutti evidenziano "l'errore del tetto" e tra questi, sono numerosi quelli che lo avevano disegnato nelle loro produzioni: (esempi 1)

  • la difficoltà dello "spessore": occorre dar significato alla "terza dimensione" nel passaggio dallo spazio tridimensionale al piano del foglio (esempi 2)

  • relazioni tra osservatore e oggetto rappresentato: esempi 3).

Dalla descrizione dei procedimenti seguiti dai ragazzi emerge che:

  • alcuni hanno cominciato il disegno dalla descrizione dei particolari e hanno perso di vista la problematizzazione della situazione. A disegno iniziato, hanno fatto aggiustamenti successivi per realizzare comunque un prodotto credibile;
  • altri disegnano lo stereotipo del parallelepipedo.
  • alcuni producono disegni "brutti" che sono la traccia dell'elaborazione del pensiero nella risoluzione di un problema:
    • un altro problema è quello dei banchi e degli oggetti che ti coprono la figura che tu stai disegnando e la professoressa ha detto di disegnare quello che vedevamo, i banchi davanti e le sedie mi impedivano di vedere gli ultimi 30 cm dell'armadio.... Gli altri non riuscivano a vedere come me, ma certo che non si sono fatti il mio problema hanno disegnato con la fantasia quello che era coperto dal compagno davanti.
  • pochi danno spiegazioni del procedimento seguito, per esempio il disegno "per parti":
    • Ho cercato di pensare molto prima di disegnare, ricordandomi bene in che punto di vista ero, prima ho disegnato la profondità, poi la larghezza dell’armadio e dopo il ripiano di sopra. Qui ho trovato più difficoltà e quindi mi sono posta più problemi e ho dovuto pensare di più
  • molto raramente si hanno produzioni di "progetti" come quelle di Luca (esempio 4)
  • alcuni dichiarano di aver incontrato difficoltà, ma non le affrontano (esempi 5)

in relazione alle dinamiche mentali attivate:

Anche il disegno dal vero di un oggetto non manipolabile attiva dinamiche mentali.

  • dinamiche spaziali: in quanto i ragazzi si collocano mentalmente rispetto all'oggetto e/o rispetto all'ambiente in cui l'oggetto si trova (vedi sempio 6)
  • dinamiche produttore/lettore

    Andrea: Il filmino che mi è passato nella testa mi ha fatto avere delle difficoltà e quando ho finito mi sono accorto di avere sbagliato. Non credo che i ragazzi della seconda riusciranno a capire da quale posto l’ho disegnato.

E’ importante che l’insegnante individui negli elaborati le dinamiche mentali attivate per aumentare la consapevolezza individuale e collettiva della loro importanza.

Sulla posizione dell'autore del disegno, emergono osservazioni relative a "che cosa vedo da destra, da sinistra, dal centro": l’osservatore era posizionato a destra dell'armadio, l’ho capito perché vedo il fianco destro.