Tutti gli studenti della classe hanno avuto la possibilità di richiedere in prestito gratuito per un anno una calcolatrice grafico - simbolica TI 89. Questa opportunità, utilizzata solo da 10 studenti, rientra nel progetto sperimentale "ricerca e innovazione" avviato tre anni fa nel nostro istituto.

Le perplessità legate all'uso della calcolatrice nella didattica della matematica sono assai diffuse e radicate presso le insegnanti, gli insegnanti e le famiglie degli studenti. Il timore, comprensibile, ma non giustificato, è che l'uso della calcolatrice comporti la perdita di capacità considerate essenziali per lo studente e la sua formazione. Con un'immagine eccessivamente semplificatrice, ma che rende bene l'idea, si può identificare la perplessità di fronte all'uso delle calcolatrici con il seguente sillogismo: "la matematica è importante per l'istruzione; la matematica è calcolo. Quindi il calcolo è importante per l'istruzione". Chiedo scusa per l'eccessiva semplificazione, dettata dall'esigenza della sintesi. Una posizione più articolata, meditata e argomentata la si può trovare nei seguenti articoli (i primi due sono stati scritti da me in occasione di due interventi a convegni nazionali di didattica della matematica, il convegno di Castel San Pietro Terme e il convegno ADT, entrambi del 2001):

Paola, D.: 2001, Nuove tecnologie e nuova scuola: quali opportunità per una didattica “sensata” della matematica?, Atti Castel San Pietro, 81 - 93. 

Paola, D.: 2001, Le tecnologie nella riforma della scuola, nella ricerca e nella prassi didattica. Nuove prospettive e antichi pregiudizi, intervento al convegno ADT.

Kieran, Carolyn & Hershkowitz, Rina: 2001,  Potential and pitfalls of technological tools in learning mathematics: introductory remarks, PME 25, 1-95

Lagrange, Jean-Baptiste & Artigue, Michèle & Laborde, Colette & Trouche, Luc : 2001, A meta study on IC technologies in education. Towards a multidimensional framework to tackle their integration, PME 25, 1-111

Io sono invece convinto che l'introduzione delle calcolatrici debba essere quanto più possibile precoce: sicuramente quando si iniziano, nella scuola elementare, a fare i primi calcoli. Gli strumenti di calcolo pervadono la nostra esperienza quotidiana: calcolatrici alle casse dei supermercati, calcolatrici utilizzate dagli studenti anche quando sono vietate, strumenti di calcolo grafico e simbolico utilizzate dai professionisti di varie discipline (architetti, ingegneri, fisici, matematici, economisti, dottori in economia e commercio, ...) e dai commercianti, dal singolo cittadino che deve effettuare un bilancio famigliare o controllare la spesa condominiale.... Impedire che vengano utilizzati a scuola vuol dire ostacolare il processo che conduce a un uso consapevole degli strumenti di calcolo automatico; vuol dire contribuire a creare nel cittadino atteggiamenti contraddittori, ma entrambi deleteri: da una parte il rifiuto della tecnologia, dall'altro la fiducia acritica nell'output che la macchina dà. Forse sarà capitato a qualcuno di voi, come è capitato a me, di incontrare un'impiegata delle FS o un notaio che, di fronte a vostre perplessità sull'operazione appena compiuta, affermano: "la macchina ha risposto così: lo vede anche lei?", senza rendersi conto di quanto questa posizione sia grottesca. Le nostre macchine non sono i robot ribelli dei romanzi di fantascienza. Non pensano: fanno ciò che il programma più i dati che inseriamo dicono loro di fare. È quindi possibile che una macchina dia una risposta scorretta se il programma ha un baco o, più frequentemente per quel che riguarda notai e FS, se i dati inseriti sono scorretti.

In un corso che si propone la formazione di un cittadino consapevole, che sappia affrontare criticamente le scelte della e nella vita pubblica, l'uso degli strumenti di calcolo automatico (critico e consapevole) deve essere oggetto di insegnamento - apprendimento. Si aggiungano, a queste considerazioni generali, le seguenti considerazioni tecniche più tecniche e specifiche:

ogni strumento e, come tale, ogni strumento di calcolo, incorpora in sé un campo di conoscenza. Le calcolatrici numeriche incorporano parte dell'aritmetica; le calcolatrici grafico - simboliche incorporano, oltre all'aritmetica,  parti della geometria analitica, dell'algebra, dell'analisi ... insomma la maggior parte (e, in certi casi anche di più) della matematica che si svolge nell'intero quinquennio di scuola secondaria. Ciò ne fa una formidabile occasione di mediatore semiotico nel processo di acquisizione di conoscenza. In altri termini, mettendo la calcolatrice nella mani di uno studente, gli si dà la possibilità di immergersi in un ambiente matematico in cui fare esperienza. Gli si dà la possibilità, se lo si segue come il maestro della bottega rinascimentale seguiva i suoi apprendisti, di imparare per tentativi ed errori, facendo esperienza e preparando la successiva fase di apprendimento per ricostruzione simbolica attraverso l'uso del testo.
L'uso degli strumenti di calcolo dovrebbe favorire la nascita di nuove e potenti metafore per parlare degli oggetti matematici e comunicare con essi. Si tratta di un'ipotesi teorica, ma che è supportata da varie esperienze, fra le quali anche quelle che ho condotto con i nuclei di ricerca in didattica della matematica di Torino e Genova negli ultimi anni. Tra l'altro questa stessa esperienza suggerisce che gli studenti siano riusciti a sviluppare metafore dinamiche, legate al movimento che vengono utilizzate non solo come strumento retorico per spiegare e comunicare conoscenza, ma anche per risolvere problemi.
Le calcolatrici hanno spesso costituito uno spazio di comunicazione: funzioni della calcolatrice, output hanno costituito spesso strumenti e mezzi di comunicazione e costruzione delle conoscenze matematiche.
Speravo, ma invece così non è stato, che l'uso delle calcolatrici a casa contribuisse a rendere meno faticoso lo studio a casa e quindi costituisse una sorta di cavallo di Troia teso a scardinare la naturale ritrosia degli studenti nei confronti dello studio a casa.