Funzioni del linguaggio Nell’attività di problem solving è di particolare importanza l’uso di linguaggi appropriati per comunicare, comprendere, confrontare, argomentare,…Dall’impostazione vygotskijana è possibile derivare la seguente classificazione dei diversi linguaggi utilizzati nel problem solving matematico e le relative funzioni caratteristiche. Il linguaggio verbale è in genere utilizzato con le seguenti funzioni (a cui si fa spesso riferimento nei commenti):
Il linguaggio algebrico è in genere caratterizzato dalle seguenti funzioni:
Altre forme di linguaggio come
quello geometrico, grafico, iconico, vengono presi in considerazione in
quanto utili per rappresentare una situazione problematica e in quanto
di stimolo all’intuizione. Nella dinamica interno / esterno e quindi nella interpretazione e nella produzione di segni, i segni (parole, grafici, disegni, gesti, azioni, formule) prodotti, usati e interpretati risultano essere strumenti di pensiero consapevoli o inconsapevoli. In alcuni casi, tali strumenti sono così inconsapevoli da essere utilizzati invece che come strumenti, come oggetti cui si delega il ragionamento, senza però la capacità di recuperare significato e controllo degli stessi segni prodotti, con il conseguente rifugio su aspetti puramente sintattici o di memorizzazione e, quindi, con la perdita di ogni significato. In questi casi il simbolo, invece di riuscire nell’operazione di condensazione del significato, comporta l’evaporazione dello stesso. In ambito matematico, in attività di problem solving, si può pensare a una formula essenzialmente in due modi:
In entrambi i casi si passa, in
genere, da un frame a un altro, che spesso caratterizzano
il modo in cui si pensa a una formula. Un’altra classificazione tra le diverse funzioni del linguaggio è dovuta a Louis Radford (confrontare articolo citato nella bibliografia sopra riportata). Radford individua tre funzioni specifiche del linguaggio: la deissi, ossia la funzione indicatrice, ostensiva. Si tratta del primo passo nel processo di costruzione di significato. Chi apprende dà nomi, mette le lettere, per poter meglio indicare gli oggetti del discorso, mostrarli agli altri. La seconda è la funzione generatrice del linguaggio. Attraverso di essa chi apprende opera sulle rappresentazioni degli oggetti di studio, le trasforma in altre rappresentazioni e, con questa attività, inizia a costruire vero e proprio significato. Diciamo che, con l'esercizio di questa funzione, chi apprende inizia a intravedere, dietro le varie rappresentazioni su cui opera, gli oggetti matematici. La
terza funzione del linguaggio è quella logica. Si evidenzia con l'uso
di costrutti linguistici del tipo "se … allora", che segnalano
la presenza di deduzioni. L'esercizio delle tre funzioni del linguaggio
segnala la presenza di processi di pensiero volti alla costruzione di
significato, ossia di schemi, di modelli, di rappresentazioni, di immagini
mentali che chi apprende si costruisce come via di accesso ai concetti
e a quelli matematici in particolare. Infine, per la comprensione di alcuni commenti, può essere utile il seguente documento, che è una trascrizione di una conferenza tenuta da Jerome Bruner presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di Modena nell’estate del 2001. In essa Bruner prende in considerazione i due aspetti paradigmatico e narrativo del linguaggio, ponendo l’attenzione sul fatto che soprattutto (ma non solo) per i non esperti, anche l’attività matematica ha bisogno dell’aspetto narrativo, per troppo tempo tenuto in bassa considerazione. |