Strumenti e segni

Ogni strumento tecnico ha almeno due possibili interpretazioni: da un lato è stato costruito secondo una conoscenza specifica che assicura la realizzazione di certi obiettivi (parleremo, in questo caso, di ‘artefatto culturale’ e di processi di ‘strumentazione’), dall’altro è usato dal soggetto secondo schemi di utilizzazione di carattere individuale (parleremo, in questo caso, di ‘strumento’ e di processi di ‘instrumentation’).

L’approccio Vygotskiano ha un elemento in più. Un artefatto/strumento può, nell’interazione sociale a scuola sotto la guida dell’insegnante, assumere un’altra funzione, collegata con l’intenzione di insegnare: esso può mediare significati matematici relativi alla conoscenza che vi è incorporata. Ad esempio, se consideriamo uno strumento complesso come Cabri possiamo considerare conoscenze relative alle proprietà geometriche delle figure.

Gli elementi di conoscenza incorporati nello strumento, seppure forse presenti a chi lo ha costruito, non necessariamente vengono identificati da chi lo utilizza: l’artefatto può essere opaco per questi saperi; fondamentale, perché esso divenga trasparente è l’attività per mezzo della quale si realizzano i processi di strumentazione e di mediazione semiotica.

L’analisi didattica di un artefatto/strumento per mezzo del costrutto teorico della mediazione semiotica non può quindi prescindere dalla analisi del ruolo dell’insegnante che forza la ricostruzione consapevole degli elementi di conoscenza in esso incorporati, attraverso scelte a priori (es. consegne) o in situazione (es. modalità di interazione con gli allievi).

Riferimento bibliografico:

Mariotti, M. A.: 2002, ‘Influence of technologies advances on students' math learning’, in English, L. et al. Handbook of International Research in Mathematics Education, Lawrence Erbaum Associates, pp.695-723.