A. ... per l'insegnante Percorsi
didattici e percorsi storici. La dimensione culturale di un percorso didattico (soprattutto nelle discipline scientifiche) risulta alterata (o impoverita) se si trascura di mettere in evidenza che i concetti studiati hanno avuto una storia, e sono quindi legati ai mutamenti che il tempo produce nella società, nel modo di vivere e di pensare. E' bene che l'apertura di uno spazio storico entro il percorso didattico (se viene decisa) non sia occasionale, ma continua e metodica. Esistono tuttavia alcuni ostacoli. Da un lato non ci si può assumere il carico insostenibile (e lo sarebbe non solo per gli studenti- soprattutto i più giovani - ma anche per l'insegnante) di illustrare genesi ed evoluzione dei concetti e delle teorie in tutta la loro complessità (reti di rapporti con i contenuti e gli eventi interni ed esterni alla disciplina specifica); d'altra parte, occorre evitare il rischio di semplificazioni eccessive; inoltre, il linguaggio degli antichi non può essere sempre presentato senza mediazioni a allievi inesperti: sarà talvolta indispensabile "forzarlo" leggermente con alcune trascrizioni. Si noti tuttavia che giungere alla lettura (guidata) di alcune fonti è finalità essenziale di un accostamento alla storia che sia fruttuoso e lasci qualche traccia. Come esempio, prendiamo in considerazione uno degli
argomenti affrontati nelle unità di lavoro proposte. Materiali di approfondimento
- o relativi ad altri temi - sono disponibili presso gli autori. Sistemi di riferimento e curve. 1) Si può partire dai termini "ascissa" e "ordinata", che ci derivano dalla geometria greca. Nel trattato di Apollonio ("Coniche") le curve sono figure assegnate, già tracciate nel piano; si tratta di ricavare, studiandole, una loro proprietà caratteristica ("sintomo"). Prendiamo ad esempio la parabola: il sintomo si ottiene mettendone in relazione un punto P con due altri oggetti geometrici, assegnati insieme alla curva, che sono una retta d e un segmento (opportunamente definito) di lunghezza k: Fig.A1 animazione CabriJava (e File Cabri scaricabile su PC). Ma per fare questo, occorre tracciare da P secondo una direzione determinata (ordinatim ducere: cioè, condurre in base a una legge) una seconda retta che intersechi d in H. (Per esempio, se d è l'asse della parabola, la retta tracciata da P deve essere perpendicolare a d; se invece d è parallela all'asse, la retta tracciata da P dovrà formare con d un angolo non retto, che dipende dalla distanza fra d e l'asse). Se si considerano due o più punti P in posizione diversa sulla parabola, tutte le rette ordinatim ductae da tali punti danno origine a segmenti PH (noi diciamo "ordinate") fra loro paralleli. La distanza fra H e il punto V (vertice: intersezione tra d e la parabola) è un segmento che la ordinata taglia (stacca) su d (la sua lunghezza dipende ovviamente dalla posizione di P) e che si chiama "ascissa" (da abscindere : tagliar via, staccare). A questo punto, le relazioni tra P, d e k (cioè tra PH, HV e k) possono essere indagate usando la teoria delle proporzioni. Si troverà in ogni caso il sintomo che già conosciamo, PH*PH=k*HV (*) (da leggere come uguaglianza di aree). Possiamo quindi dire che i termini di ascissa e ordinata ci sono stati consegnati come conseguenza della necessità che i geometri antichi avevano di applicare alle curve il loro strumento fondamentale di indagine: la teoria delle proporzioni. 2) Si è detto che la retta d e la lunghezza k sono oggetti geometrici assegnati insieme alla parabola. La domanda ovvia a questo punto è: come vengono assegnati? La risposta richiede che sia presentato (preferibilmente attraverso un modello fisico) il cono di Apollonio: Fig.A2 animazione CabriJava (e File Cabri scaricabile su PC) del quale la parabola è sezione piana. Il piano secante è parallelo a una generatrice e perpendicolare al triangolo per l'asse che contiene tale generatrice: allora d è l'intersezione tra piano secante e triangolo per l'asse; il valore di k è legato alla distanza tra V e il vertice del cono, PH è l'intersezione tra il piano secante e la base del cono . (Particolarmente semplice il caso del cono retto e rettangolo, che si consiglia di sviluppare più ampiamente: teoria di Menecmo: Fig.A3 animazione CabriJava (e File Cabri scaricabile su PC) ). Gli "oggetti" d , PH , k non costituiscono dunque alcun sistema di riferimento in senso moderno (mancano del resto algebra, variabili ed equazioni): la proporzione k:PH=PH:HV (*) deve essere letta come una proprietà che stabilisce uno stretto collegamento tra la curva in esame e lo spazio a tre dimensioni. Si noti ancora che non troviamo, negli autori greci del periodo, allusioni a un possibile movimento del punto P sulla curva, durante il quale la (*) si conservi inalterata. La validità della (*) (equivalenza di aree) per l'intera curva è affermata soltanto in base alla possibilità di ripetere (iterare) il ragionamento svolto relativamente al punto particolare P quando si prenda in considerazione un punto diverso della medesima curva. Questo carattere iterativo delle prove è tipico del pensiero geometrico greco. 3) Descartes opera in uno spazio culturale profondamente mutato. Gli studi matematici sono segnati in senso innovativo dalla presenza dell'algebra (che insieme a tecniche nuove è portatrice di uno stile di pensiero ben diverso da quello radicato nella tradizione classica, perché si forma in contatto con le attività mercantili e la peculiarità dei problemi che esse presentano) e dall'importanza crescente assegnata al movimento (all'interno di una complessiva rivalutazione delle arti meccaniche, di contatti sempre più stretti fra scienza e tecnica). I nuovi strumenti inventati per tracciare le curve (in particolare le coniche) trasformano i "sintomi" della geometria greca in proprietà generatrici, in leggi che controllano un meccanismo (e mettono in relazione variabili e costanti): accentuano quindi il carattere costruttivo - operativo della verità (l'intima natura di una curva è rivelata durante il disegno, dal modo in cui viene disegnata). Nella "Geometria" di Descartes le coniche sono considerate come traiettorie di un punto guidato da rette: in parte fisse (assegnate in posizione), in parte mobili. Il moto relativo di queste rette è precisato da un enunciato (definizione della curva). Una delle rette fisse (scelta opportunamente) serve come riferimento: su questa le lunghezze variabili sono misurate a partire da un punto prefissato (origine). Dal punto tracciatore si manda una "ordinata" che forma con la retta fissa prescelta un angolo costante e determina, intersecandola, la "ascissa" del punto. L'ordinata si muove insieme al punto conservando la sua direzione, ma cambiando la sua lunghezza, e staccando sulla retta fissa ascisse sempre diverse. L'equazione che collega ordinata e ascissa (variabili) è un invariante del movimento. Si esemplifichi sulla parabola (strumento del Cavalieri e altri). La equazione y*y=k*xsi può anche considerare una traduzione della (*) in linguaggio diverso: ma è con essa assolutamente inconfrontabile quanto a significato e inquadramento teorico (è scomparso, fra l'altro, ogni riferimento allo spazio tridimensionale). 4) Un'ultima tappa di questo schematico itinerario storico
si può collocare a metà settecento (Cfr. Euler, "Introductio in
analysin infinitorum"). Descartes definisce curve particolari attraverso
un enunciato, e solo dopo sceglie un sistema di riferimento opportuno
(strettamente legato alla definizione, quindi all'oggetto definito)
per ottenere deduzioni ed equazioni semplici. Egli è perfettamente consapevole
che si potrebbe scegliere un riferimento diverso: ma ci sarebbero maggiori
difficoltà e scritture più complesse. (Il modo in cui la equazione dipende
dalla scelta del riferimento sarà progressivamente studiato e minuziosamente
analizzato nei decenni successivi, dopo la diffusione dei metodi cartesiani).
Inoltre, Descartes è ancora molto cauto nell'uso dei numeri negativi. Traccia per gli studenti Agli studenti che hanno svolto solo la Unità di Lavoro N si farà osservare:
A questo punto l'insegnante potrà sospendere l'analisi. Si noti tuttavia che (già lo abbiamo osservato) il discorso dovrà essere ripreso e approfondito in seguito (con nuove Unità di Lavoro e quando gli studenti saranno più maturi) fino ad arrivare alla lettura guidata di alcuni passi scelti dalle fonti originali. |