A1... per l'insegnante |
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L'Unità di Lavoro propone situazioni di rappresentazione piana
della realtà con l'intento di esplorare i processi di pensiero
dei bambini in situazioni "geometriche" non standard. In questo
modo riteniamo che gli alunni possano diventare consapevoli dei processi
logici connessi alla rappresentazione piana e della necessità
di "regole" di rappresentazione. Il lavoro vuole anche essere
un contributo allo sviluppo di progettualità e metacognizione
nella risoluzione di problemi; al potenziamento di competenze logico-verbali
quali verbalizzazione, formulazione di ipotesi, argomentazione, attenzione
al linguaggio disciplinare. Le situazioni didattiche presenti in questa Unità di Lavoro sono state sperimentate, da quattro insegnanti per molti anni, nella fascia di età 11-12 anni all'inizio di un percorso di "modellizzazione geometrica " della rappresentazione piana della realtà (vedi Modelli Unità di Lavoro "I" e Modelli Unità di Lavoro "L"). Riteniamo che possano essere anticipate anche alla fascia di età 10-11 anni. La classe lavora nel campo di esperienza
della "rappresentazione piana della realtà".
In base alla nostra esperienza, può accadere che inizialmente alcuni ragazzi, dichiarino di non saper disegnare. Devono essere rassicurati, sottolineando che non è importante saper disegnare bene, ma fare scelte opportune per comunicare significati in modo corretto. In tutte le attività dell'unità di lavoro è importante che le risposte errate non siano corrette dall'insegnante o scartate: solo attraverso il confronto e/o l'analisi delle risposte la classe, con l'aiuto dell'insegnante (ma non l'insegnante), sarà in grado di scegliere quelle corrette e di argomentare gli errori individuati.In tal modo, tutti sono protagonisti della lezione, ogni risposta è valorizzata e anche l'errore è un momento di crescita collettiva (ruolo dell'errore). Infatti, in questo modo, ogni alunno socializza, sostiene, eventualmente modifica, quindi arricchisce, i propri processi di pensiero e il proprio linguaggio mentre la classe, con la guida dell'insegnante, viene abituata all'argomentazione e alla riflessione su processi di pensiero diversi dai propri, imparando a distinguere quelli corretti. In questo senso, le attività sono anche occasione per osservare come un problema possa talvolta avere più di un processo risolutivo corretto. La presentazione può essere seguita da una breve esplorazione delle conoscenze ed esperienze dei ragazzi relative al disegno (libero, tecnico, per risolvere problemi, ...). Il percorso inizia con problemi di rappresentazione
di oggetti manipolabili che, per le loro dimensioni, entrano
interamente nel campo visivo. Gli oggetti proposti devono essere ben conosciuti
dagli allievi, far parte del loro quotidiano (scuola, casa) o della
loro esperienza, sia perché il disegno è a memoria,
sia perché è importante che i ragazzi esplorino mentalmente
le conoscenze personali e le immagini mentali individuali relative all'oggetto. Noi abbiamo puntato su: scelta del punto di vista appropriato; problema delle "parti visibili" (i ragazzi spesso associano nel disegno parti visibili e non visibili dal punto di osservazione scelto); ambiguità di produzione/interpretazione (se un disegno riproduce un modello dell'oggetto che può descrivere più oggetti differenti per dimensioni/funzioni); utilizzo di modelli di rappresentazione errati (stereotipi) ... e abbiamo proposto il disegno di:
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Inoltre, abbiamo inserito nelle consegne:
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Questa attività richiede quindi un continuo passaggio realtà immaginata/rappresentazione, con conseguente gestione di dinamiche mentali ed è una prima occasione di riflessione sui propri processi di pensiero. Dai protocolli delle nostre classi è emerso che
per la lattina sono più frequenti due rappresentazioni, di fronte
(cilindro) e dall'alto; la tazzina porta a concentrarsi sulla scelta
del punto di vista più opportuno sia alla rappresentazione della
tazza che del piattino; la scatola da scarpe induce a rappresentazioni
viste di fronte, ma anche a disegni stereotipati del parallelepipedo. |
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