LEZIONE DEL 19/11/01

CONSEGNA: vedere scheda

GRUPPO: CRISTINA, FRANCESCO, MICHELE.

ORIENTATO AL COMPITO: MICHELE.

ORIENTATO AL GRUPPO: FRANCESCO.

MEMORIA DEL GRUPPO: CRISTINA.

(Note per il lettore: in rosso i commenti dell’osservatore; in nero i fatti che sono avvenuti durante la sessione di lavoro; su sfondo giallo le parti ritenute più significative da me, ossia dall’insegnante che conduce la ricerca).

Attività introduttiva della scheda

FRANC legge ad alta voce per tutti il testo proposto e dopo essere arrivato alla prima domanda si ferma e riassume brevemente quello che viene richiesto.
L’attività di risoluzione si apre con una manifestazione della funzione di chiarimento, propria del linguaggio verbale, che, in questo caso, risulta necessaria nel processo di comprensione del problema, cioè nel passaggio dal testo alla situazione problematica.
MIC suggerisce di dividere la regione in rettangoli “all’interno” e poi di usare la trasformazione di scala indicata, anche se il contorno che così si ottiene “non è preciso.”
Qui viene rilevata la presenza della funzione programmatrice.
Considerano quindi la presenza della scala 1:1000000.
FRANC: “A quanti m corrisponde?”
Il problema non viene risolto, ci si chiede invece se il mare è da considerare, MIC dice di no.
MIC comincia a disegnare.

FRANC: “ Non possiamo considerare un contorno unico?”
MIC: “ Ma come fai a calcolare l’area, poi?”
MIC recupera situazioni di riferimento in cui l’ area totale di un oggetto viene ottenuta suddividendolo in figure di cui si sa calcolare l’area agevolmente; al tempo stesso, recupera schemi associati a tali situazioni. Non si può dire lo stesso per FRANC. Abbiamo, inoltre, un’ altra manifestazione della funzione programmatrice del linguaggio: FRANC espone una strategia risolutiva alternativa a quella proposta da MIC inizialmente.

MIC, aiutandosi con un righello sia per misurare le righe tracciate (dice infatti “ Il primo lo facciamo 5”), sia come strumento per tracciare rette perpendicolari (disegna diversi rettangoli che contengono parte della figura). Si rende però conto che, disegnando solo rettangoli, non riesce a coprire bene l’area data, pensa quindi di utilizzare anche dei triangoli. Tutto ciò viene fatto senza riferimento alcuno alla quadrettatura della carta ed al suo significato, suggerendo la presenza di un uso non consapevole degli strumenti a disposizione. Nonostante ciò, il comportamento di MIC può essere visto come un momento della dinamica interno/esterno, perché la figura prodotta dallo studente consente allo stesso di apportare migliorie nella strategia iniziale. MIC, in fondo, è riuscito a raggiungere nuove conclusioni a partire dall’espressione concreta del reticolato che egli stesso ha costruito.

FRANC e MIC cercano di far intervenire CRIS che sembra disinteressata ed annoiata, ma senza risultato.
Torna il problema dell’equivalenza, non riescono a capire quanti km^2 sono 1000000 cm^2.Riflettono qualche minuto, ma non arrivano ad ottenere una soluzione convincente, quindi rinunciano. Ultimata la suddivisione si rendono conto che dei pezzi della superficie della Liguria non rientrano nella sagoma disegnata e che parti di territorio confinante vengono, invece, inclusi. Concordano che quanto osservato non è un problema perché il calcolo in questione sarà necessariamente approssimato e le zone in esubero compenseranno quelle mancanti.
La situazione presente potrebbe diventare, (complice il disegno, utilizzato come strumento semiotico) un riferimento per il concetto di approssimazione.
CRIS viene nuovamente interpellata: “Stai capendo?”
Qui c’è una chiara azione, dello studente incaricato, orientata al gruppo. FRANC sente in dovere di coinvolgere CRIS. Si tratta di un intervento forse un po’ rozzo, ma è un segnale del fatto che FRANC sente il compito assegnatogli e, in ogni caso, è un segnale che non sempre è presente nei gruppi di lavoro e, a maggior ragione, nelle lezioni più tradizionali.
Calcolano quindi le aree delle diverse figure individuate e le sommano, ottenendo l’area totale: “E’ 39.5 cm^2” “Allora lo moltiplichiamo per 1000000, ma quanti m è?”
MIC: “395 km^2, può essere?”
Continua ad esserci il problema di svolgere l’equivalenza.
FRANC: “Sono cm^2 però !”
Regna una grande confusione fra unità di misura, un po’ si parla di m, un po’ di cm^2, probabilmente alla radice manca il collegamento ad una situazione di riferimento in relazione con la rappresentazione linguistica cm^2.

MIC: “ Possiamo considerare 400, invece che 395 per approssimare i calcoli, ma può essere 40 km^2? Sarebbe come 4 volte Loano-Finale.”
FRANC: “ Non ci sono 10 km fra Loano e Finale, ce ne sono meno”

Vengono sfruttate, contemporaneamente, le funzioni di chiarimento e di controllo proprie del linguaggio verbal quest’ ultima risvegliata, forse, dalla disponibilità della cartina, oggetto che consente la possibilità di confronti spaziali.

Misurano la distanza Loano-Finale sulla cartina per trovare un confronto pratico con quanto ottenuto. Ciò suggerisce che stiano ricercando situazioni che consentano di costruirsi significati: si tratta di una situazione tipica del problem solving: in tal caso il riferimento è a campi di esperienza extrascolastici personali.
MIC cerca di recuperare una situazione di riferimento che possa aiutarlo, ma cade in quella di un altro campo concettuale: quello di lunghezza.

FRANC non è convinto del risultato: “ Con quelli al quadrato si va di 2 in 2.”

Qui il riferimento è a campi di esperienza scolastici: si noti come il riferimento sia molto meno ricco di significato, più legato a una regola memorizzata.

FRANC sembra possedere uno schema operativo preciso relativamente alle misure di superficie, ma non riesce a collegarlo ad una situazione di riferimento particolare, che dia solidità alle sue conoscenze.
CRIS: “Giusto !”
MIC: “E’ vero di 2 in 2.” Ma non sembra troppo convinto, per risolvere il dubbio viene chiamato il professore a cui è esposta la divergenza.
PROF: “ Avete controllato che il risultato sia accettabile?”
MIC spiega come hanno proceduto ripetendo il discorso delle compensazioni.
Nel dialogo (registrato) si osserva l’uso della funzione contrattuale del linguaggio.
FRANC: “Quello che abbiamo trovato è l’area della Liguria.”
PROF: “Della Liguria o di questa parte di carta?”
MIC: “ Nel senso di questi rettangoli qua, che sarebbero la Liguria.”
Applicazione della funzione di chiarimento, il cui input è dovuto all’intervento del professore.
Si percepisce il problema della confusione fra oggetto e rappresentazione che è possibile con un approccio di questo tipo alle tematiche. Quella del professore può essere vista come un’ azione in zona di sviluppo prossimale per condurre al concetto di rappresentazione.

PROF: “ Allora sulla rappresentazione !”
MIC: “ Sì, per avere quella reale dovremmo avere una carta più precisa.”
MIC attinge, dopo il suggerimento, a delle situazioni in cui ha utilizzato carte più grandi, che consentono approssimazioni più precise.
PROF: “ Non capisco proprio, il n° che avete trovato è l’area su questa carta o della Liguria reale?”
MIC: “Della Liguria su questa carta, quella della Liguria è più grande.”
PROF: “ Come avete fatto a fare la conversione?”
MIC: “ Usando che 1 cm^2 corrisponde a 1000000 cm^2.”
PROF: “ Avete controllato?
MIC: “ Avevamo un dubbio: per cm^2 si passa di 2 in 2?”
Tale domanda mostra la presenza di un programma risolutivo soggiacente, nel quale non si è però in grado di procedere ulteriormente in modo autonomo.
PROF: “ Cosa vuol dire?”
Azione in zona di sviluppo prossimale: cercando di esprimersi in modo più chiaro possono arrivare da soli alla soluzione.
MIC: “Se si trattano 2 zeri come se fossero uno solo, perché i cm^2 sono 2 dimensioni e quindi ne prendo uno.”
MIC segue il consiglio e si mette sulla strada giusta, ma cosa gli impedisce di capire? Forse l’essere troppo convinto del suo ragionamento precedente.
PROF: “ Cerchiamo di capire 1 dm^2 quanti cm^2 è?”
MIC:” 10.”
PROF: “ Quanti? E un dm quanti cm sono?”
MIC: “ 10.”
Il professore richiama anche l’attenzione di CRIS. Poi chiede a MIC di chiarire la sua affermazione.
MIC: “ Perché se fai 10 quadretti (e disegna un segmento di 10 quadretti ) sono 10 quadretti.”
MIC non riesce ad andare avanti perché il suo ragionamento, di cui il disegno è espressione, lo blocca. Si può, inoltre, osservare l’utilizzo del linguaggio iconografico, che non essendo appropriato alla situazione inganna. MIC rimane ingabbiato nel frame delle lunghezze e non riesce ad uscirne.
CRIS non è d’accordo nel ritenere 1 dm^2=10 cm^2.
MIC: “ No, perché se si passasse di 2 in 2 la superficie sarebbe di molto minore.”
Continuano a ragionare sulla cifra 39500000 per capire qual è l’equivalenza giusta: FRANC scrive

e intanto elenca dm, m, …Poi considera

e ripete nuovamente le varie unità di misura ma attribuendo loro una posizione diversa: prima saltava avanti di due posti, ora solo di uno.
Qui il linguaggio ha funzione di chiarimento.
MIC: “ La misura che stiamo considerando è come da Loano a Verona.”
MIC e FRANC richiamano l’attenzione di CRIS, che afferma: “ Ma se per i cm^2 mi comporto come per i cm, è come dire che sono la stessa cosa !”
Qui potrebbero giocare un ruolo essenziale la rappresentazione linguistica e grafica, che consentono una diversificazione. Quello presentato è un tentativo di convincere, sfruttando questi elementi, i compagni della validità della propria tesi, cosa che potrebbe portarli allo sblocco. Infatti:
FRANC: “Allora devi andare di 2 in 2.”
Il professore interviene spontaneamente nelle discussione: “Come è finita poi quella cosa dei cm^2?”
MIC: “Io ricordo una cosa, lei un’altra,ma secondo me è sbagliata.”

MIC non si fida delle conoscenze di CRIS, non ascolta la sua obiezione. Osservando il gruppo, sembra infatti che CRIS, probabilmente perché è proprio lei che si estranea, non sia tenuta in alta considerazione, tanto più che in genere le ci si rivolge per sapere se ha capito, non per chiederle un parere.

PROF: “ Non possiamo, invece che ricordare, ricostruire?”
Questo è un altro chiaro spunto a riflettere, a pensare che alla soluzione si può arrivare; la parola chiave è ricostruire.
MIC la coglie e ripropone il ragionamento della riga di 10 quadretti fatto prima continuando a sostenerne la validità.
PROF: “Ma quanto sono alti? Se voglio 10 cm^2 devo fare un quadrato alto 10 cm.”
Il professore cerca di recuperare il concetto di altezza, fondamentale per il campo concettuale relativo all’area.
MIC: “Un momento, ho capito sono 100 cm^2”
PROF: “Allora aveva ragione CRIS.”
L’intervento è mirato a favorire una maggiore considerazione di CRIS all’interno del gruppo, in modo che possano essere apprezzate le sue qualità.
Anche FRANC è convinto di questo, ma MIC non è ancora persuaso a poterle dare ragione del tutto, e i suoi compagni forse perché lui è un po’ l’elemento portante del gruppo si lasciano forviare: “Se si va di 2 in 2, l’area viene troppo poco.”
CRIS: “ E se trasformiamo tutto in cm^3?”
MIC: “ Ma non vogliamo mica calcolare l’altezza delle montagne?”
Questa risposta, con chiaro riferimento alla vita reale e senza l’utilizzo di termini tecnici come volume, può dipendere o dalla poca padronanza della situazione, e quindi del linguaggio, o dal desiderio di farsi capire chiaramente da CRIS. Manifesta comunque un pensiero ancora molto legato alla vita pratica ed al linguaggio naturale e potrebbe supportare l’idea che il passaggio alla matematica deve essere graduale ed agevolato, all’inizio, dalla presentazione di quesiti esposti in linguaggio naturale.
CRIS: “ Allora trasformiamo tutto in cm !”
FRANC: “ Da cm^2 a cm sono…devi aggiungere due zeri.”
CRIS: “Aggiungi 2 zeri.”
MIC non è convinto: “ Proviamo a fare come ha fatto il prof, se tu fai 39.5*39.5 viene un area di…. Ma questi sono già cm^2.”
Azione della funzione programmatrice, l’ input è dato dall’ intervento del professore in zona di sviluppo prossimale.
MIC: “ La superficie dell’ Italia quanto è?”
Utilizzo della funzione di controllo.
C’è chiaramente un passo avanti nell’ area della zona di sviluppo prossimale: non confronta più aree con lunghezze, ma aree fra loro. Ha recuperato la giusta rappresentazione e situazione di riferimento

MIC: “Per me è 39.5.”
FRANC: “ Ma quanti sono in cm normali?”
Non si può dire lo stesso per FRANC.
MIC: “ Lo lasciamo in cm^2.”
FRANC: “ Ci arrendiamo !”
Poi prova a rapportare l’area trovata alla distanza fra Finale e Valle Crosia.
MIC propone quindi di passare all’attività 2.

ATTIVITA’ 1
FRANC legge il contenuto della prima parte della seconda attività, fino alla prima domanda.
In questo caso il cambiamento di scala è espresso a parole e in dimensioni lineari e il disegno fornito non rispecchia precisamente quanto indicato: un cm sulla carta non corrisponde al cm del righello.Ciò procura inizialmente dei problemi. Viene chiamato il professore che spiega come stanno le cose. MIC sembra molto dispiaciuto di non poter usare il righello come fatto nell’esperienza precedente.
Pensano quindi di contare approssimativamente quanti alberi ci sono in ogni quadratino.

MIC: “ Ci sono 40 alberi in un cm. 1 cm è uguale a 20 m, allora ci sono quaranta alberi ogni 20 m.”
CRIS: “ Ogni albero quanto può essere grande? E’ un bosco !”
Torna il tema del confronto con la realtà per avvalorare quanto scoperto. Questo passo è caratterizzato dalla presenza delle funzioni programmatrice e di controllo, la seconda delle quali è attivata dall’interazione sociale e nell’ immediato seguito assume un ruolo focale.
MIC: “ Facciamo 30 alberi in 20 m.”
Non sono convinti, il richiamo della realtà è troppo forte, quindi chiamano il professore.
MIC: “ Quanto è grosso un albero?
PROF: “ Perché?
MIC: “ Per capire se la stima che ho fatto è giusta.”
Per MIC, il discorso è invece diverso: fa riferimento alla realtà come prova, come si insegna quando si propongono dei problemi legati alla fisica.
MIC: “ 30 alberi per cm.”
PROF: “ Cm o cm^2?”
MIC: “ Cm^2.”
Si ripropone quindi il problema dell’ equivalenza, dicono infatti che 1 cm^2, in questo caso, è pari a 20 m^2, non sono però certi che sia giusto.
FRANC: “ E’ dove siamo arrivati prima !”
MIC: “ Rifaccio il disegnino…( disegna ) 20 m corrispondono in realtà a 400: 1 cm^2 sono 400 m^2.”
Il disegno in questo caso ha ruolo semiotico e aiuta a concludere (Dinamica interno / esterno )
FRANC: “ Qui sono 10 cm, allora sono 100 cm^2.”
MIC: “ Se prima lo traduci in scala…….”
FRANC: “ In ogni cm^2 ci sono 40 alberi, lo moltiplico per 100, fa 400 alberi.”
FRANC arriva alla soluzione, anche se sbaglia i calcoli, ma non se ne rende conto, forse perché forviato dal ragionamento di MIC.
PROF: “ Com’ è allora, a quanti m^2 corrispondono?”
MIC: “ Prof ci deve spiegare !”
FRANC ripete nuovamente la scala delle unità di misura.
PROF: “ Basta che ragionate un attimo, un m corrisponde a …”
MIC: “ 0.01 cm.”
PROF: “ Ma qui c’è anche un problema di scala: 1 cm corrisponde a 20 m, ok? La domanda è 1 cm^2 a quanti m^2 corrisponde?”
MIC: “ 200, no 400.”
PROF: “Allora un quadrato di lato 20 m, vuol dire 20 * 20=400, ok?”
MIC: “ Quindi quest’ area qua è di 40000, di 4 km^2.”
Il professore cerca di richiamare anche gli altri 2 e di farli ragionare.
MIC: “ Allora la Liguria è sbagliata !”
FRANC non è ancora convinto allora MIC gli ripete tutto il ragionamento fino alla determinazione dei 40000 m^2; CRIS sembra invece persuasa, così dice.MIC chiede quindi a FRANC quanti km^2 sono 40000m^2, FRANC risponde 0.4, ma MIC contesta tale risultato. FRANC si arrende all’autorità di MIC.
Poi c’è un’ improvvisa svolta: MIC dice: “Ma tanto la misura non mi serve ! Se sai che ci sono 40 alberi, ogni cm^2, in questa area ( e indica quella totale ) ce ne sono 400.”Anche MIC sbaglia il calcolo.
L’azione del professore in zona di sviluppo prossimale, in cui spiega che un dm^2 corrisponde ad un quadrato di lato 10 cm^2, da finalmente i suoi frutti.
Gli altri si oppongono a questo ragionamento, MIC: “ Non serve, perché cosa chiede il problema? Quanti alberi ci sono. Se qui ci sono 40 alberi ( ed indica il quadratino di un cm^2 ) ed ho un quadratino su 100, allora in tutto ho 400 alberi.”
FRANC: “ Peccato che non sono 100 !”
MIC: “ Ma quanti sono scusa?”
FRANC: “ Però potremmo tener conto della superficie totale !”
MIC: “ Non serve, basta saperlo in scala e gli alberi dentro, mica quanto è grossa ! Quindi sono 4000 alberi.”
Il lavoro collettivo fornisce l’ input alla funzione contrattuale e di chiarimento.
FRANC: “ Allora, gli alberi qui dentro ( indica il quadratino ) sono 40, per 100…”
MIC. “ 4000. Ecco e cosa chiedeva il problema?”
Ancora una volta l’ interazione sociale è fondamentale.
FRANC guarda CRIS e le dice: “ Te è come se non ci fossi, fai la scrivana.”
MIC intanto va avanti: “ Allora in un’ area doppia ci sono 8000 alberi e nella tripla 12000.”
Manifestazione della funzione programmatrice, dove è il linguaggio che guida l’azione e non viceversa.
Legge quindi la domanda successiva.
CRIS interviene: “ Scusa è, ma se questi non li abbiamo usati ( indica i conti relativi all’area totale ), perché li abbiamo fatti?”
MIC: “ Non so.”
CRIS: “ A qualcosa servirà !”
MIC non è convinto su quanto ha ottenuto per l’ area doppia: “ Cosa vuol dire che un’ area è doppia?” E con le mani indica il foglio e considera il quadrato di area doppia.
Funzione di controllo e di chiarimento esercitate anche con l’ausilio della gestualità.
FRANC invece è persuaso. Chiamano il professore.
FRANC: “ In un’ area grande il doppio ci saranno anche il doppio degli alberi?”
Domanda che suggerisce un ragionamento in atto.
PROF: “ Dipende dalle ipotesi fatte.”
MIC: “ Dice che il n° è costante.”
PROF: “ Se l’ ipotesi è quella è chiaro che è così, questo è un modello che utilizziamo, può darsi che in qualche quadratino ce ne sia di più e in qualche altro meno, ma nel complesso…”
Dopo che MIC si accorge che calcolare l’ area doppia rispetto a quella del quadrato dato è equivalente a calcolare l’ area del rettangolo con la stessa base e altezza doppia, il PROF chiede di considerare l’ area del quadrato di lato doppio rispetto a quello dato.
MIC attinge al campo concettuale “equivalenza fra aree”. Segue un’ azione in zona di sviluppo prossimale per vedere se effettivamente hanno capito.
FRANC: “ Lo è 4 volte, ( fa segno con le mani ) questo lo raddoppio e questo anche.”
L’ intervento del professore attiva la funzione programmatrice, che in questo caso si appoggia alla gestualità.
Grazie a questo intervento MIC risolve il suo dubbio di prima sull’ area doppia e passa subito al quesito successivo.
E’ un esempio di come l’ambiente sociale e la comunicazione fra pari possano agevolare e contribuire allo sviluppo.
FRANC: “ Non mi dai nemmeno il tempo di essere felice perché ho azzeccato qualcosa !”
Passano alla domanda dopo e FRANC,come sempre, esprime a parole la richiesta: “ Dobbiamo praticamente esprimere questo.” E indica il disegno dato.
FRANC: “ n, il n° degli alberi è uguale a…dobbiamo esprimere quanti alberi ci sono in un cm^2 per 100.”
MIC: “ n° alberi/cm^2 * cm totali.” Prima la dice a parole e poi la scrive.
Le difficoltà di FRANC nella messa in formula avvalorano l’ idea che il suo modo di ragionare sia più legato al linguaggio naturale che a quello algebrico; MIC invece si destreggia bene con entrambi.Ciò non è inusuale: nel momento in cui si cerca di dare significato a una situazione o di costruirsi significati per essa, l’uso della lingua naturale aiuta chi non è esperto. È interessante il fatto che Michele si trovi subito a suo agio con il linguaggio dell’algebra: si tratta di cercare di capire se lo usa unicamente come modalità di rappresentazione o anche come strumento di pensiero. In altri termini, una semplice traduzione da un linguaggio a un altro il cui fine è la traduzione stessa o una traduzione in un linguaggio che permette di manipolare meglio gli oggetti e aiuta a risolvere il problema? Apparentemente la messa in formula ha una natura stenografica; in realtà la scrittura stessa sembra agire da strumento semiotico, portando al legame con il caso già noto della densità di popolazione, ricco di significati. In questa situazione sembra che sia stato il segno stesso a suggerire l’analogia.
MIC: “ Come quella densità di popolazione: n° abitanti per km^2 * km^2 della nazione e trovi in media quante persone ci sono.”
Ottiene così, sfruttando la formula come mediatore semiotico, un’ulteriore situazione di riferimento.Uso dell’analogia.

FRANC ora detta a CRIS cosa deve scrivere, lei si adatta a questa situazione senza obbiezioni, non si preoccupa di provare a riformulare da sola il percorso fatto.
Avrà capito? Non possiamo dirlo, è invece evidente che FRANC capita una cosa cerca sempre di ripeterla ad alta voce come se questo lo aiutasse a incamerare le nozioni apprese. Il fatto, poi, che dopo aver letto il testo del problema lo riformuli con parole proprie, sembra indicare la necessità di ricondursi ad un linguaggio più comune come ambiente di lavoro e di questo come motore di avvio per la produzione vera e propria (funzione di chiarimento del linguaggio).
Passano alla domanda seguente. MIC legge il testo e intanto ragiona ad alta voce sulla soluzione, tutto questo viene fatto molto velocemente e provoca le lamentele di FRANC che non riesce a capire ma non vuole restare indietro.MIC quindi continua e ogni tanto si ferma aspettando di sentire, a conferma che FRANC sta seguendo, la voce del compagno ripetere il ragionamento.
In questo passaggio, MIC sfrutta al funzione programmatrice e FRANC attiva , grazie all’ influenza del compagno, sia questa che quella di chiarimento.
FRANC osserva che se ogni anno vengono tagliati il 20% degli alberi di un bosco di 1000 esemplari e la ripopolazione si limita a 50 alberi, essa è irrisoria: “ Sono niente a confronto.”
Intanto MIC scrive in silenzio.
Osservando MIC sembra che prediliga il lavoro solitario e silenzioso.
FRANC: “ Cosa stai scrivendo?”
MIC dice che sta facendo i calcoli. ( Ogni volta prendono nota del valore del 20% e del n° di alberi che si trovano nel bosco nell’anno corrispondente.)
In questo caso la calcolatrice non riveste un ruolo essenziale per la comunicazione, infatti, MIC esegue i calcoli e prende nota dei risultati in silenzio, senza rendere partecipi gli altri di quanto ottenuto..
FRANC pensa di calcolare il 20% del 2° anno e di moltiplicarlo per 20, perché così “il risultato non cambia ma si fa prima.”
MIC: “ No, perché il 20% cambia ogni volta ! E quindi devi fare il calcolo 20 volte e ogni volta con cifre diverse.”
CRIS: “ Devo scrivere tutto, allora dai dettate.”
E’ confermata la sensazione di prima.
MIC: “ Per me c’è una cosa costante.”
FRANC: “ Per me c’è una regola, se no rifarlo 20 volte !”
Emerge il ricordo di qualche situazione simile, in cui il problema era ricondotto ad una formula e facilmente risolto con una sua applicazione.
Chiamano il professore.
MIC: “ Non c’è qualcosa di costante, magari che basta trovare il rapporto?”
PROF: “ Ragionaci.
Continuano a fare i conti, ma si annoiano, sono convinti dell’esistenza di un metodo più veloce.
MIC: “ Gli alberi stanno scendendo.”
FRANC: “ Secondo me al 20°anno non ce ne sono più.”
MIC: “ Pian piano il 20% diminuisce ogni volta.”
FRANC: “ Diventa 0.”
MIC: “ No, perché devi sempre aggiungere 50.”
FRANC: “ Allora il risultato è 50.”

MIC: “ E’ che alla fine arriverà che il 20% è 20, più 50. Guarda i calcoli ( e mostra la calcolatrice) diminuisce di colpo e poi risale.”

La funzione di chiarimento è attivata dall’osservazione dei risultati forniti dalla calcolatrice, che diventa strumento di esplorazione, scoperta e di socializzazione, uno strumento a cui porre domande, per ottenere dei suggerimenti sulla strategia da seguire. Sembra quasi che divenga un nuovo elemento del gruppo, con il quale però non è così semplice comunicare, perché ha un linguaggio proprio, diverso da quello naturale e a volte anche da quello algebrico. A ciò sarà legato nel seguito il problema della rappresentazione del 20%.

Intanto ritorna il professore: “Allora?”
MIC: “ All’inizio calano di tanto perché il 20% è sempre maggiore di 50, alla fine la cifra diminuisce, allora il 20% è minore di 50, quindi risalgono.”
FRANC: “ E’ come una bilancia, che man mano…” ( intanto con le mani mima l’ andamento della bilancia.)
La metafora è interessante ma per come è posizionata nel discorso sembra solo un metodo per spiegarsi e non uno strumento che possa guidare alla costruzione della soluzione. Si tratta, comunque, di una metafora suggerita dall’esplorazione e che, come vedremo in seguito, anche attraverso l’uso che ne fa l’insegnante nei suoi interventi, porta poi gli studenti a proporre strategie risolutive.
MIC: “ dovrebbe essere una cosa che continua ad oscillare e che man mano è sempre meno.”
FRANC: “ E fare un grafico?”

La frase del compagno consente a FRANC di intravedere un nuovo metodo risolutivo.

Indagano in un altro campo concettuale, probabilmente sempre rifacendosi ad altre esperienze.
CRIS: “ Cosa devo scrivere?”
FRANC: “ Che stiamo ragionando su due aspetti: uno è quello della metafora con la bilancia…” Viene interrotto da MIC.
FRANC: “ E’ già passata l’ora !Non me ne sono neanche accorto.”
MIC: “ Allora scende, risale, poi riscende, ma come fa fra 20 anni?”
FRANC cerca ancora un modo per abbreviare i calcoli: suggerisce di togliere il 20% da 50, insiste, ma il suo compagno non si lascia influenzare e continua a cercare di convincerlo che il 20% è diverso ogni volta.Il professore conferma l’ idea di MIC.
FRANC utilizza molto il linguaggio naturale che apre la strada, grazie alla funzione programmatrice, a tante strategie risolutive, anche se non tutte valide.
E’ quindi importante la presenza di MIC, che ragiona in termini più astratti ed algebrici ed è in grado di mostrargli la via migliore da seguire.

MIC: “ Non si potrebbe fare con la tabella ed elaborare il grafico con x, y, perché se tu, ma non so se il 20% si può rappresentare, non avete la calcolatrice?”
CRIS la prende e mentre MIC continua a lavorare con la sua FRANC si impadronisce di quella di CRIS.

MIC: “ Non so come si rappresenta il 20% !”
Chiamano il professore e glielo chiedono.
PROF: “ In questo caso il grafico non è semplice.”
MIC: “ Bisognerebbe dargli la partenza, quanto si aggiunge ogni volta…”
PROF: “ Non sappiamo disegnare il grafico, ma la relazione si può esprimere in linguaggio matematico, prima fatelo verbalmente, e così abbiamo già un bel lavoro.”
Operazione in zona di sviluppo prossimale: si cerca di condurre gli studenti alla generalizzazione e allo sviluppo del linguaggio algebrico, cose con le quali hanno ancora difficoltà a rapportarsi.

Provano: “ Ogni volta si toglie il 20% e si aggiunge 50.”
CRIS: “ n + 50”
FRANC: “ n – 20%….”
MIC : “ ( n – 20%) + 50."

L’ evoluzione del pensiero, a partire dal suggerimento del professore, si manifesta con la messa in formula, che consente di produrre un segno sintetico e generalizzato.
FRANC : “ Come si fa a fare la percentuale ?”
Chiamano il professore.
MIC spiega la formula e conclude: “ Così trovo n’ e da questo trovo n”.”
PROF: “ Allora, qui non posso esprimere come facciamo di solito la y in funzione della x, perché ogni valore dipende dal precedente.”
FRANC interroga CRIS per vedere se ha capito.