Conclusioni

È sempre difficile, se non impossibile, parlare di "conclusioni" di un'esperienza didattica: infatti, quanto più essa è significativa, tanto meno può dirsi conclusa. Semmai essa si trasforma e trasforma l'ambiente nella quale si attua. Una conclusione, naturale, si deve invece avere quando l'esperienza si sia rivelata disastrosa o anche negativa. Spero quindi che non sia adeguato parlare di conclusioni. D'altra parte un bilancio può essere opportuno: un bilancio che, però, non dovrebbe spettare solo a chi ha coordinato questa esperienza. Mi limito quindi a poche parole, invitando tutti coloro che hanno partecipato a questa esperienza a darne una valutazione, serena e meditata. L'insieme di tutte le riflessioni potrà costituire un bilancio significativo.

Quello che posso dire che per me l'esperienza è stata ricchissima, una vera occasione di approfondimento professionale e umano: ho avuto occasione di lavorare con colleghi sensibili e attenti ad aspetti che, in genere, nella didattica tradizionale sono tenuti in bassa o nessuna considerazione; ho avuto occasione di incontrare genitori particolarmente attenti e preoccupati della crescita dei loro figli, innanzitutto come persone e cittadini, oltre che come studenti (non si tratta di una situazione comune e scontata); infine, ma non per ultimo, ho  il privilegio di lavorare quasi quotidianamente con ragazze  ragazzi di enorme spessore umano e di crescere, come insegnante, con loro.

Non si tratta di parole un po' eccessive e fuori tono, come spesso si usano per le esperienze che stanno concludendosi: innanzitutto perché questa esperienza non sta concludendosi, ma continua e spero che continuerà anche nei prossimi anni. In secondo luogo, perché localmente ci sono anche molte cose che non funzionano e che devono migliorare, come ho più volte sottolineato e come si può leggere nelle parti contenute nel CD. Il fatto è che un bilancio deve essere fatto tenendo conto sia degli aspetti positivi, sia di quelli negativi e questi ultimi, per quel che mi riguarda, sono assai meno pesanti degli altri. Proprio questa considerazione mi porta a ritenere che, con il tempo necessario, l'impegno e la fiducia di tutti, le situazioni problematiche possano ridimensionarsi ed essere superate.

E poi, scusate, ma studenti che dicono che la matematica è una disciplina aperta, creativa, stimolante, utile ad affrontare razionalmente le decisioni della vita pubblica non si trovano poi tanto facilmente ... qualcuno potrà pensare che non facciano altro che ripetere quanto va dicendo l'insegnante... è una possibilità, ma non mi sconvolge più di tanto. Mi sconvolgerebbero molto di più se dicessero che la matematica è calcolo, che è una disciplina chiusa, ormai sistemata, che non ha alcuna relazione con la vita quotidiana, che è arida, se si vantassero di non capirci niente, se essa significasse per loro sconforto e insuccesso ... Chiaro?