2 febbraio - riflessioni
Pag. 196 197 : Ci siamo anche chiesti se leducazione
alla socialità favorisse il comportamento di studio o vi fosse
indifferente o addirittura lo danneggiasse. In altri termini: una maggiore
abilità sociale aiuta gli studenti a diventare anche più
adeguati e funzionali? La risposta che viene fornita dallautore
è positiva e corredata di dati e si spinge fino a consigliare una
programmazione longitudinale su tali aspetti che prosegua fino alle scuole
superiori (anche se in realtà, dice, non dovrebbe finire mai). pagg. 198 199: Si può fare educazione
alla socialità comunque e dovunque, ma ritengo che la scuola potrebbe
efficacemente svolgere questo compito, sicuramente con un programma, come
si desume anche dai dati delle figure 4 e 5 (omissis) , anche se rimane
comunque e certamente necessario che ci siano degli insegnanti che siano
dei buoni modelli di comportamento e di collaborazione sociale: se tra
gli insegnanti di un team, che possono anche avere stili di insegnamento
o di comportamento sociale diversi, non cè unità ma
disintegrazione, questi non potranno mai integrare i loro allievi. Come
abbiamo visto, se vogliamo un risultato di una certa rilevanza, dobbiamo
educare alla socialità sistematicamente e in maniera programmata,
mentre interventi occasionali, magari anche efficaci e opportuni, daranno
invece risultati minori. Propongo quindi che alcune ore siano dedicate
in maniera disciplinare a un programma di educazione alla socialità.
La nostra esperienza ci suggerisce tre ore settimanali, con attività
funzionali dedicate specificamente a questo. Pag. 201: Lo stile competitivo in molti contesti è prevalente e, a differenza dellaggressività, che è molto sanzionata, è tenuto in grande considerazione, anche da quanti paradossalmente sono convinti della bontà della collaboratività e la insegnano, perché è la nostra stessa cultura che assegna alla competitività un significato altamente positivo (LItalia deve essere competitiva, Le aziende devono imparare a competere, ecc.). Bisognerebbe poi discutere se è vero che la competitività sia più efficiente della collaboratività, se è vero che le prestazioni del singolo e dei gruppi migliorano quando questi competono. I credo, e lo dico per inciso, che noi siamo caduti nel grave equivoco storico di confondere il competere con lessere competente. Ciò non è affatto vero [ ] La prosocialità non è altro che lassertività, cioè la capacità di perseguire un obiettivo, resistendo alle frustrazioni e mantenendo lautocontrollo in vista del superamento degli ostacoli, messa in atto non per sé, ma a favore del proprio interlocutore, avendo però deciso liberamente di fare questo (Aggiungo io: quando questo comportamento mira a massimizzare i profitti del gruppo è anche fortemente razionale). |