A. ... per l'insegnante

Se non è già stato fatto nel corso della classe terza, è opportuno che le ombre del sole siano oggetto di osservazione qualitativa (nel senso che non devono ancora intervenire aspetti di misura dell’ombra). Osservare le ombre significa uscire in uno spazio aperto (ad esempio, il cortile della scuola) in momenti diversi della giornata e osservare le caratteristiche dell’ombra, favorendo (o inducendo) l’attenzione al fatto che l’ombra è uno spazio tridimensionale e che la sagoma proiettata sulla superficie del cortile ne è la sezione.

Condurre un’osservazione attenta significa rilevare gli elementi invarianti e almeno i due cambiamenti essenziali delle ombre nel corso della giornata: quello relativo alla lunghezza della sagoma e quello relativo alla direzione. Interrogarsi sulle ragioni di questi cambiamenti attraverso la formulazione di ipotesi interpretative da verificare in modo fattuale (osservando ciò che succede con il sole ad ore diverse) e/o per via argomentativa (attraverso il confronto e la discussione collettiva), significa far emergere la dipendenza dell’ombra dai movimenti (apparenti) del sole. In particolare, rispetto al cambiamento di direzione, gli alunni possono notare che le ombre compiono un movimento di rotazione. E’ bene che, per tutta questa fase, lo sguardo con cui si osservano le ombre assuma pienamente l’illusione dei nostri occhi: è bene, cioè, che i bambini possano parlare del "movimento del sole", perché è ciò che viene percepito dai nostri sensi. Acquisire in questa fase la conoscenza del movimento di rotazione della terra, e quindi il fatto che il movimento del sole è solo apparente, significherebbe complicare (e probabilmente rendere inaccessibile ad una fascia di alunni) il lavoro di razionalizzazione del fenomeno delle ombre del sole.

Questa situazione didattica si propone di sensibilizzare i bambini all’esistenza dell’idea di "angolo" all’interno delle esperienze e delle osservazioni effettuate relativamente alle ombre del sole. Tale idea assume gradualmente il valore di esperienza condivisa, di sapere in situazione che si può denominare (anche se non necessariamente il lessico deve essere già conforme a quello proprio della geometria) ed utilizzare per costruire ragionamenti ed argomenti nel corso di testi o discussioni.