B1. ... per l'insegnante

Ci sembra di cogliere interessanti commistioni tra religione, magia, credenze archetipiche in questa discussione, che ha dato il via ad argomenti molto diversi da quelli pacati e razionali dell’anno precedente.
La posizione di Ada che sceglie pari o dispari in base alla classe che frequenta e l’interpretazione che Giulia dà del gesto di Simone, toccare una delle quattro gambe del tavolo per far venire un numero pari, ci fanno pensare alle leggi di similarità della magia, diffuse tra i popoli primitivi, di cui parla Frazer ne "Il ramo d’oro".

Allo stesso testo ci riportano in senso molto lato:

* il tentativo di separare religione da magia (la magia "ammette che nella natura a un evento ne segue invariabilmente un altro, senza l’intervento di nessun agente spirituale", mentre la religione è il "propiziarsi le potenze superiori all’uomo, supposte dirigere e controllare il corso della natura e della vita umana");

* la magia positiva, o incantesimo, "Fa’ questo affinché possano succedere questa cose"; e la magia negativa o tabù, "Non fare questo, affinché non succedano tali cose".

Da dove arrivano ai nostri bambini di sette anni queste concezioni? E’ semplicemente un imprinting extrascolastico che fa parte del nostro bagaglio culturale o le radici sono molto più lontane nel tempo e nello spazio? In alcuni di loro ci è parso di cogliere una specie di resistenza a raccontare fino in fondo queste cose, come se fossero tabù.
"Il modo comune di pensare, istillato dalla scuola e dalla cultura tradizionale, disdegna di attribuire qualunque cosa al <caso> anziché ad una causa…
… come ha illustrato uno psicologo inglese, Cohen, l’idea di caso è talmente estranea alla mente umana che, quando non trova spiegazioni per <cause>, essa ricorre alle più assurde spiegazioni: alla fortuna, alla superstizione, anche al calcolo delle probabilità, ma per utilizzarne interpretazioni sbagliate."
B. de Finetti